Ho sempre avuto un timer interiore per l’orario di uscita da scuola dei miei figli. Quando ho dato l’esame di abilitazione professionale, ricordo lo scatto alle 16 al pensiero che qualcuno stesse andando a prendere M. al nido al mio posto. Credo di aver superato la prova soprattutto per ciò che ho scritto dalle 16 in poi.
Ho sempre ritagliato un pomeriggio al lavoro per andarli a prendere: il giorno dell’invito libero o del parco fino alla chiusura. Gli altri pomeriggi, c’erano la telefonata o il messaggio vocale: «Ciao mamma, siamo da nonna, a scuola è successo che…».
Quest’anno sono cambiate le regole. E mi sono fatta un regalo. Vado a prenderli a scuola ogni giorno. Prima e dopo, mi concentro e lavoro, ma l’ora dell’uscita non la perdo.
Mi piace osservare lei da lontano con le amiche far finta di non vedermi, lui scendere le scale con il cappello carico di fiori di ciliegio che ha raccolto in giardino. Mi piace la sensazione di trovarmi proprio nel posto in cui vorrei essere.