Un collega mi ha appena confessato di non sentire la mancanza degli abbracci. Quel momento dei saluti in entrata e in uscita, con i due baci appesi nell’aria, un’abitudine spesso poco autentica.
Mi ha fatto pensare agli abbracci veri, quelli che ti restano addosso. Ne conservo uno, di cui porto il peso e il calore. All’ingresso del Pronto Soccorso, in quel vano stretto dove l’operatore pone le prime domande per capire l’entità del problema. Oltre la soglia c’era mio padre, stava morendo. In entrata, la persona che mi accompagna nella vita. Ci siamo abbracciati lì nel mezzo, io non riuscivo ad aprire le braccia, lui non aveva ancora capito niente. È stato come un rito di passaggio prima dell’età adulta. Dentro al dolore, con tutto l’amore.