Sono vuote le strade a metà mattina in zona rossa. C’è silenzio fuori dalle case, pochi adulti frettolosi. Dentro, invece, ci sono i bambini. Lì è tutto un brulicare di ronzii di connessioni, genitori che si scambiano informazioni, riunioni di lavoro, forbici che ritagliano lavoretti, piccole mani concentrate a non perdere il filo del dettato.
Alla cassa del supermercato, ore 11, c’è una piccola bambina dietro la sua mamma in coda. Squilla il telefono, quattro cose in mano, un pranzo veloce. L’equilibrio è precario, ma la mamma risponde. «Davide dimmi. Non riesci a inviarlo? Aspetta cinque minuti, siamo alla cassa, arriviamo». Sembra urgente, immagino sia una verifica. «Clicca su Strumenti. Non c’è? Vai su Modifica. Dammi cinque minuti, cinque minuti e siamo lì».
La piccola bambina è silenziosa. Dietro il carrello, ferma, le braccia incrociate. La mamma ha gli occhi grandi, non sa che fare. Le cedo il posto in fila, è la prossima. Per un attimo è tentata. Poi rinuncia. Lascia la spesa lì, a un metro dalla cassa.